Tangenti per il Mose, arrestato il sindaco di Venezia. Stampa
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Notizie - Italia
Mercoledì 04 Giugno 2014 09:25

Inchiesta su presunte tangenti per le dighe mobili: tra i 35 in manette anche il sindaco di Venezia Orsoni e l'assessore regionale Chisso

Raffaello Binelli - ilgiornale.it

Manette al sindaco di Venezia e ad altre trentaquattro persone nell'ambito di un'inchiesta su presunte tangenti pagate per gli appalti del Mose, il sistema di dighe mobili per la salvaguardia della città lagunare.


In tutto gli indagati dalla Procura di Venezia sono un centinaio. Tra gli altri arrestati dalle Fiamme Gialle, oltre al primo cittadino di Venezia, Giorgio Orsoni (ai domiciliari), l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso (Forza Italia), il consigliere regionale Pd Giampietro Marchese, il presidente del Coveco (cooperativa impegnata nel progetto Mose) Franco Morbiolo, il generale in pensione Emilio Spaziante, l’amministratore della Palladio Finanziaria spa, Roberto Meneguzzo.
C’è anche una richiesta di arresto anche per il senatore di Forza Italia Giancarlo Galan: è coinvolto per il periodo in cui è stato presidente della Regione Veneto. Gli atti dovranno essere tramessi al Senato.

Le accuse mosse nei loro confronti sono: corruzione, concussione e riciclaggio. L’indagine della Finanza era partita tre anni fa, lo scorso anno c’era stato l’arresto di Piergiorgio Baita, ai vertici della Mantovani, società padovana colosso nel campo delle costruzioni. Dopo qualche mese l’arresto di Giovanni Mazzacurati, l’ingegnere "padre" del Mose. Ora la catena di arresti che segna lo sviluppo di quella che viene già chiamata la "Tangentopoli veneta". Sequestrati beni per un valore ci circa 40 milioni di euro. Orsoni è finito in manette con l’accusa di finanziamento illecito relativa alla sua campagna elettorale per le comunali del 2010.

L'inchiesta
L'operazione di stamani parte da un'inchiesta avviata dalla Guardia di finanza di Venezia circa tre anni fa. Il pool di pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino (Dda) scoprono che l’ex manager della Mantovani, Giorgio Baita, d'accordo con il proprio braccio destro Nicolò Buson aveva distratto fondi per il Mose in una serie di fondi neri all’estero.


Il Mose di VeneziaIl denaro, secondo l’accusa, veniva portato da Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria personale di Galan, a San Marino dove i soldi venivano riciclati da William Colombelli grazie alla propria azienda finanziaria Bmc. Per le Fiamme gialle almeno 20 milioni di euro, così occultati, sarebbero finiti in conti esteri, forse destinati anche alla politica, circostanza questa che ha fatto scattare l’operazione di questa mattina all’alba.

Dopo una prima fase di indagine lo stesso pool, coadiuvato sempre dalla Finanza, aveva portato in carcere Giovanni Mazzacurati ai vertici del Consorzio Venezia Nuova (Cvn). L'uomo, poi finito ai domiciliari, era stato definito "il grande burattinaio" di tutte le opere relative al Mose. Dalle indagini su di lui erano spuntate fatture false e presunte bustarelle che hanno portato all’arresto di Pio Savioli e Federico Sutto, rispettivamente consigliere e dipendente di Cvn, e quattro imprenditori che si spartivano i lavori milionari.

L'avvocato di Orsoni
"Preoccupazione per l’iniziativa assunta" viene espressa dagli avvocati Daniele Grasso e Mariagrazia Romeo, difensori del sindaco di Venezia. I legali confidano "in un tempestivo chiarimento della posizione del sindaco sul piano umano, professionale e istituzionale. Le circostanze contestate nel provvedimento notificato - spiegano - paiono poco credibili, gli si attribuiscono condotte non compatibili con il suo ruolo ed il suo stile di vita. Le dichiarazioni di accusa vengono da soggetti già sottoposti ad indagini, nei confronti dei quali verrano assunte le dovute iniziative".

Alfano: bloccare i ladri non le opere
"È una situazione nella quale si ripropone uno schema: vanno bloccati i ladri ma non le opere", ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano. "Si tratta di arresti che, per i partiti che li hanno subiti, hanno avuto il privilegio di essere arrivati dopo le elezioni. Ad altre formazioni politiche in piena campagna elettorale a qualche giorno dal voto - ha osservato Alfano - non è stato riservato lo stesso privilegio dell’aspettare il voto. Credo che istituzionalmente da questo punto di vista la procura veneta
sia stata molto corretta".

 
 

Ultimo aggiornamento Mercoledì 04 Giugno 2014 09:36