VIAGGIO NELL'ITALIA CHE NON CI STA. |
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Lunedì 07 Aprile 2014 11:28 |
di Andrea Indini - ilgiornale.it 22 settembre 2013, Berlino. Angela Merkel calca il palco della Konrad-Adenauer-Haus. Gli altoparlanti risuonano Tag wie diese dei Die Toten Hosen. Herman Gröhe sventola, tronfio, la bandiera tedesca. Un orgoglio troppo nazionalista per i gusti della cancelliera che si affretta a strappare di mano al suo segretario generale la bandierina. I flash dei fotografi, però, l'hanno immortalata così spingendo i principali quotidiani del Vecchio Continente a condannare quella che è poi passata per una sfrenata manifestazione di orgoglio nazionale. "Merkel, Merkel über alles" titolò – non senza una nota polemica – El Mundo. È la fine di un'era che vedeva nell'Unione europea una sorta di totem sacro intoccabile e indiscutibile. La crisi economico-finanziaria, l'immobilismo della Bce, il colonialismo tedesco, le briglie euroburocratiche e il giogo del super euro hanno avuto l'effetto benefico della rottura. Il sogno europeo si è trasformato in incubo. D'altra parte il processo di unificazione fu un progetto di élite che mai coinvolse il popolo. Se per alcuni la crisi può essere usata come una minaccia politica per obbligare a cedere la sovranità nazionale a una sovrastruttura europea, per altri diventa l'opportunità per rompere col passato. Solo in quest'ottica si spiega l'exploit di consensi per tutte quelle formazioni euroscettiche e antieuro che, in tutti i Paesi del Vecchio Continente, stanno prendendo piede e che, alle prossime elezioni, potrebbero portare a Strasburgo un esercito di deputati da far impallidire il Ppe e il Pse. CRESCE L'ONDATA DEGLI EUROSCETTICI Un focus particolare va, poi, dedicato all'Ukip di Nigel Farage che, stando alle ultime rilevazioni, sarebbe lì lì con i laburisti. Tanto da aspirare a far meglio dell'ultima tornata elettorale quando portò a casa tredici seggi. Costola del partito conservatore dal 1999, quando se ne andò sbattendo la porta per protestare contro l'adesione del Regno Unito al Trattato di Maastricht, Farage ha raccolto sempre più consensi portando avanti una politica contro l'invasione degli immigrati. In Olanda, invece, la campagna anti euro è affidata al Pvv di Geert Wilders che lo scorso novembre ha sottoscritto un patto d'intenti con il Front National. Patto già allargato agli austriaci del Fpo (il partito di estrema destra fondato da Jörg Haider), ai fiamminghi del Vlaam Belang e alla Lega Nord di Matteo Salvini ed esteso a tutte quelle forze politiche che vorranno unirsi nella lotta antieuropeista. Per riuscire a far sentire la propria voce dovranno costituire un nuovo gruppo politico che, da regolamento, verrà accettato solo se ci saranno minimo 25 eurodeputati e sette Stati rappresentati. Secondo gli ultimi sondaggi alla pattuglia degli euroscettici potrebbero andare circa 140 seggi. Non moltissimi se si considera che nel nuovo emiciclo i parlamentari saranno in tutto 751. Ma abbastanza se su temi specifici sapranno trovare accordi con gli altri gruppi minori, per influenzare i lavori di un'eurocamera dove né i popolari del Ppe né i socialisti del Pse potranno contare su ampie maggioranze LE SPINTE ANTI EURO IN ITALIA In Italia le spinte sono variegate e vanno in ordine sparso. A farla da padroni sono sicuramente i Cinque Stelle che alle Europee puntano a superare ampiamente la soglia del 20% e a piazzare una settantina di eurodeputati. Da qualche giorno Beppe Grillo sta portando in giro per l'Italia il tour "Te la do io l'Europa", una sorta di comizio elettorale a pagamento per tirare la volata a candidati inesperti. "Dobbiamo riprenderci la lira, con un referendum. Poi svalutare la lira per far diventare i nostri prodotti concorrenziali all'estero", tuona il comico avvolto, come un fantasma, nella bandiera della Ue. Quello che propone è un referendum sulla moneta unica: "L'Italia ha perso la sua sovranità monetaria senza che i cittadini fossero interpellati". Peccato che solo fino a qualche mese fa la pensasse diversamente. Anche Gianroberto Casaleggio, nel 2013, se ne andava in giro a dire: "Se usciamo dall'euro, non risolviamo i nostri problemi". L'addio all'euro è sicuramente il punto cardine della campagna elettorale del Carroccio. Che, in vista delle europee, ha ritoccato il proprio logo inserendo la dicitura "No euro". "L'euro è una moneta criminale che ha portato vantaggi solo ai tedeschi – spiega Salvini al Giornale.it – in questi anni ha massacrato l'economia italiana". Per il segretario della Lega Nord questa è la battaglia con la "b" maiuscola: "Prima usciamo da questa gabbia di matti, prima torniamo a competere". Da qui l'assonanza con la Le Pen con cui Salvini ha già sottoscritto un accordo pre-elettorale che, oltre all'abolizione della moneta unica, mira a bloccare l'immigrazione incontrollata tornando a difendere i confini, a contrastare l'estremismo islamico e a difendere la famiglia tradizionale fondata sulla mamma e sul papà. Se su molti punti il Front National e la Lega Nord combaciano perfettamente, su altri sono diametralmente opposti. In primis, sulla centralità della sovranità nazionale di cui la figlia del combattente bretone Jean-Marie Le Pen si fa portavoce. Il Carroccio chiede, invece, l'indipendenza dei popoli. Un'istanza che il referendum in Veneto ha rimesso al centro del dibattito politico e che trova ampi consensi sia in Scozia, che il 18 settembre voterà la secessione dall'Inghilterra, sia in Catalogna, dove da anni la battaglia è accesissima. "Noi siamo autonomisti e indipendentisti – spiega Salvini – andiamo a Bruxelles per smontare questa Europa centralista e restituire potere ai territori e ai popoli, alle patrie e ai cittadini".
ATTRATTIVA LE PEN Mentre i popoli tiravano la cinghia gli euroburocrati cosa facevano? Stanziavano 4 milioni di euro per studiare una dinastia islamica e studiavano le lezioni di danza in Burkina Faso, finanziavano con 3 milioni l'uso degli insetti in cucina e promuovevano il tango finlandese. L'exploit della Le Pen ha il merito di sdoganare il pensiero antieuropeista. Per anni il culturame imperante non ammetteva critiche. Oggi anche la sinistra si permette di criticare, con i dovuti distinguo, la Ue. Lo fa anche Maurizio Crozza che, da ottimo comico qual è, ha il polso del sentimento popolare. Adesso non resta che aspettare: le elezioni del 25 maggio saranno un vero spartiacque. In Italia i partiti anti euro potrebbero totalizzare oltre il 30% delle preferenze: il M5S è dato intorno al 25%, la Lega Nord tra il 5 e il 6%, Fratelli d'Italia è appeso al 4% (soglia di sbarramento per entrare a Strasburgo). Sapranno far fronte comune? Chi guiderà la nuova formazione euroscettica, di per sé troppo variegata per portare avanti un progetto strutturato? E soprattutto: l'euro ha davvero i giorni contati? |
Ultimo aggiornamento Lunedì 07 Aprile 2014 11:44 |