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Ben 3.309 connazionali nella “Babele Carceraria” PDF Stampa E-mail
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Notizie - Cronache
Venerdì 01 Aprile 2016 10:28




Così il quotidiano veronese “L’Arena” rendicontò sulle circostanze della fine di Antonio Scale.
 

Verona – L’Italietta dei (presunti) misteri teneva (e tiene) banco anche in… trasferta, con istituzioni e burocrati spesso svogliati, se non indifferenti, nei confronti di difficoltà e drammi vissuti in prima persona all’estero da people unimportant connazionali per disgrazia di nascita, precipitati in situazioni alla Hitchcock e talvolta lasciati ad arrangiarsi da soli, magari in balia di abusi, vessazioni e procedure non proprio in sintonia con elementari diritti umani e nel rispetto delle convenzioni internazionali.
A prescindere da colpe vere o presunte, sono molti, purtroppo, gli episodi con soprusi subiti dagli italiani incappati in maglie di pseudo giustizia altrui senza che muovano foglia o non riescano a risolvere un fico secco le (cosiddette) autorità diplomatiche preposte. Ne sanno qualcosa i due fucilieri di marina (marò) Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti in India dal 19 febbraio 2012 senza che il tira e molla giuridico-giudiziario porti a qualche spiraglio solutivo, in un senso o nell’altro.
Del resto, la sorte di Latorre e Girone è una goccia nel mare di italiani detenuti all’estero. Stando all’Annuario Statistico 2015 realizzato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (uscito nel luglio 2015 e con riferimento temporale al 2014), il totale dei detenuti italiani in giro per il mondo ammontava a 3.309 (36 in attesa di estradizione, 2.602 in attesa di giudizio e 671 condannati). Tra questi, 2.610 erano in prigioni dell’Unione Europea (19 in attesa di estradizione, 2.128 in attesa di giudizio e 463 condannati), 161 in Paesi d’Europa extra U. E. (seguendo le suddivisioni precedenti, rispettivamente 6, 129 e 26), 425 nelle Americhe (9, 262 e 154), 38 nell’area del Mediterraneo e del Medio Oriente (1, 23 e 14), 8 nell’Africa sub-sahariana (1, 6 e 1) e 67 in Asia e Oceania (di cui 54 in attesa di giudizio e 13 condannati).
Più nello specifico, in Germania sono rinchiusi 1.229 italiani (19 in attesa di estradizione, 1.087 in attesa di giudizio e 123 condannati), in Spagna 444 (327 in attesa di giudizio e 117 condannati), in Francia 317 (246 in attesa di giudizio e 71 condannati), in Belgio 273 (199 in attesa di giudizio e 74 condannati), 57 in Austria (52 in attesa di giudizio e 5 condannati) e via via altri “ospiti obbligati” in altri 20 Stati dell’Unione Europea.
Nelle nazioni europee al di fuori dell’U. E., i reclusi italiani sono: 118 in Svizzera (2 in attesa di estradizione, 110 in attesa di giudizio e 6 condannati), 13 in Albania (2, 4 e 7), 6 nel Principato di Monaco (3 in attesa di giudizio e 3 condannati), 4 in Serbia (1 in attesa di estradizione e 3 condannati) ed altrettanti in Macedonia (1 in attesa di giudizio e 3 condannati). Seguono ulteriori 10 Paesi con connazionali detenuti. 
Nello spazio geografico delle Americhe, il maggior numero di carcerati italiani è in Brasile con 75 (3 in attesa di estradizione, 48 in attesa di giudizio e 24 condannati), poi 68 negli Stati Uniti d’America (38 in attesa di giudizio e 30 detenuti), 56 in Perù (40 in attesa di giudizio e 16 condannati), 50 in Argentina (1 in attesa di estradizione, 39 in attesa di giudizio e 10 condannati), 36 in Colombia (2 in attesa di estradizione, 19 in attesa di giudizio e 15 condannati) ed altrettanti in Venezuela (4 in attesa di giudizio e 32 condannati). Altri 14 Stati dell’area detengono i rimanenti italiani.
La situazione giudiziaria competente a Mediterraneo e Medio Oriente cita 21 reclusi in Marocco (1 in attesa di estradizione, 11 in attesa di giudizio e 9 condannati) e, poi, 7 negli Emirati Arabi Uniti (4 in attesa di giudizio e 3 condannati) ed altri 7 in Tunisia (5 in attesa di giudizio e 2 condannati). Tre altre nazioni (Egitto, Giordania ed Oman) trattengono i restanti.
Nell’Africa sub-sahariana risultano in prigione 4 italiani in Senegal, tutti in attesa di giudizio, mentre il resto individuale del totale d’area è in Burkina Faso, Capo Verde, Ghana e Guinea Equatoriale. Nell’ambito Asia ed Oceania, infine, l’Annuario 2015 annovera in stato di segregazione 25 italiani in Australia (22 in attesa di giudizio e 3 condannati), 15 nella Repubblica Popolare Cinese (14 in attesa di giudizio e 1 condannato), 12 in Thailandia (11 in attesa di giudizio e 1 condannato) e 6 in India (2 in attesa di giudizio – i due marò – e 4 condannati). Otto altre nazioni trattengono connazionali in prigione.
Questo preoccupante numero di italiani dietro le sbarre in ben 83 Paesi sono stati o sono tutelati decentemente dalle rispettive o competenti rappresentanze diplomatiche del Ministero degli Affari Esteri? Il “ragionevole dubbio” permane, constatando come spesso vengono zittiti, infilati nel silenzio, bassamente dimenticati (se non volutamente ignorati) certi casi rispetto a quelli più eclatanti, ergo non facilmente oscurabili.
Un esempio? Dal mio archivio personale ho ripescato un ritaglio del quotidiano “L’Arena” dell’1 agosto 1995 che riferiva della tragica fine d’un commerciante di Caldiero (Verona) in un carcere di Budapest (Ungheria). Si trattava di Antonio Scale, 48 anni, “ufficialmente deceduto suicida, impiccato nel bagno della cella dove era stato rinchiuso dal giorno prima”, stando a quanto aveva comunicato la polizia locale dopo i ripetuti e sorvolati solleciti da parte di funzionari dell’ambasciata italiana. La stessa polizia s’era anche finalmente degnata di comunicare agli organi della rappresentanza diplomatica i motivi della detenzione: era stato arrestato su mandato di cattura internazionale emesso dalla magistratura romena, con arresto confermato dal tribunale di Budapest, per un traffico clandestino di 50 milioni di  lei falsi. Il leu (lei al plurale) è la moneta ufficiale della Romania dalla fondazione della Banca Nazionale Romena, nel 1880. Ogni leu è diviso in 100 bani (singolare ban). Per il reato di cui era accusato, Scale sarebbe dovuto essere estradato dall’Ungheria alla Romania, dove avrebbe corso il rischio di venir condannato a cinque anni da scontare nel regime carcerario romeno ben lontano dai canoni nostrani esageratamente coccoloni.

Che sia stato il timore di dover fronteggiare una lunga e dura detenzione a determinare nel veronese la volontà di farla finita? O qualche altra causa, più o meno ben orchestrata o protetta, ha provocato la sua morte, tappandogli definitivamente la bocca?
In ogni caso, la vicenda di Antonio Scale ed il suo decesso, dai tragici interrogativi, finirono sotto il tappeto e non emersero particolari sussulti d’interesse. Che sarebbero stati (anzi, dovevano essere) doverosi per le autorità diplomatiche, per gli apparati investigativi ungheresi ed italiani (l’Interpol era come le tre scimmie?) e per il giornalismo veronese, spesso “ortodosso” e “vigilante” secondo l’oroscopo (o lo strattone) del giorno.

ECCO COS’È L’INTERPOL

(secondo il sito ufficiale del Ministero dell’Interno consultabile su www.interno.gov.it)

L’Organizzazione internazionale della polizia criminale (INTERPOL) è un’organizzazione dedita alla cooperazione di polizia e al contrasto del crimine internazionale. Nata nel 1923 come Commissione internazionale di polizia criminale (International Criminal Police Commission), nel 1946 adottò come indirizzo telegrafico Interpol, contrazione delle parole inglesi international police (polizia internazionale) e dieci anni più tardi cambiò la denominazione ufficiale in The International Criminal Police Organization – INTERPOL, spesso abbreviata in ICPO-INTERPOL. Attualmente si compone di 190 Paesi membri ed ha sede a Lione (Francia). L’Italia v’ha aderito definitivamente nel 1947. In ogni Paese membro è presente un ufficio centrale di polizia internazionale che collabora con le altre sezioni, con i corpi locali di polizia e con il Segretariato generale di Lione per la ricerca di chi ha commesso reati all'estero o vi si è trasferito e per la repressione della criminalità operante su scala internazionale.


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Ultimo aggiornamento Sabato 02 Aprile 2016 21:48
 

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