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Boschi rischia la bancarotta E il "suo" pm il trasferimento PDF Stampa E-mail
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Notizie - Italia
Sabato 23 Gennaio 2016 09:18

Riunione fiume in procura sui ricorsi dei truffati, il papà del ministro verso nuove accuse in caso di fallimento di Etruria. Caso Rossi, sanzioni in arrivo per la toga

Fabrizio Boschi  - ilgiornale.it

A mezzogiorno si è chiuso nel suo ufficio al terzo piano del tribunale di Arezzo e non è più uscito. Il procuratore Roberto Rossi, a capo dell'inchiesta su Banca Etruria, ha convocato la sua squadra di pm, Andrea Claudiani, Julia Maggiore e Angela Masiello, incaricata di visionare, uno ad uno, gli esposti presentati dai risparmiatori per fare il punto della situazione.


La tensione si taglia a fette. Già dalla porta d'ingresso quando la guardia giurata scuote la testa, «oggi non è giornata». Infatti l'aria è così pesante che ogni bisbiglìo lungo i corridoi del palazzo di giustizia è visto di cattivo occhio.Gli impiegati lavorano a capo basso e fanno fatica anche a dare informazioni. «Vada dritto, dopo il portone a vetri e suoni il campanello... ma difficilmente le apriranno». Appena in tempo. La porta è già aperta. La riunione è appena iniziata. La segretaria del procuratore oppone una cortese resistenza ma alla fine cede. «Vado a chiedere ma il procuratore oggi non vuole ricevere nessuno, mi dispiace». Niente da fare, giornata nera. I suoi collaboratori dicono che questa storia che la Prima commissione del Csm voglia riaprire l'istruttoria nei suoi confronti non l'ha presa per niente bene. Nelle sue audizioni al Csm Rossi non ha parlato delle inchieste che ha seguito dal 2010 che riguardano Pier Luigi Boschi, il padre della ministra, ma si è limitato a dire di non conoscere «nessuno della famiglia Boschi». Non ha mentito affermando che non lo ha mai incontrato, infatti a suo dire sembra che non l'abbia mai visto di persona né interrogato, ma è pur vero che si è occupato di lui in più di un'occasione per la losca compravendita di quella fattoria a pochi chilometri da Arezzo. Si è limitato a rispondere a quella domanda secca, senza sentirsi in obbligo di accennare né ai procedimenti penali né alle successive archiviazioni. Come mai abbia voluto omettere quella vecchia storia nessuno lo sa. Ora però questo comportamento potrebbe costargli il trasferimento per incompatibilità ambientale e, dato che la corte di Cassazione ha chiesto gli atti al Csm, anche un procedimento disciplinare. «È qui dal 1997 e ha perseguito, rossi, neri, bianchi e gialli», lo difende un avvocato. «Il primo che ha avuto il coraggio di incriminare i colletti bianchi, ex sindaci inclusi».La riunione finisce. Sono le 14. Il pm Maggiore tira dritto a passo svelto, «è meglio se si rivolge al procuratore». Claudiani, arrivato da Perugia dove faceva il gip appena quattro giorni fa, è più calmo e sorride: «Non ho ancora svuotato gli scatoloni. Ma stiamo già lavorando, non si preoccupi». Il loro compito è verificare se i risparmiatori di Banca Etruria siano, o meno, stati truffati dai funzionari nell'acquisto di quei titoli spazzatura. Ma il filone più ghiotto resta quello che riguarda papà Boschi, «il boss di Laterina», come lo chiamano qui. «È il tipico democristianone di una volta. A Laterina ha aiutato tutti. I sindaci per esempio li ha scelti tutti lui. Non c'è una persona che non si sia rivolta almeno una volta a lui per chiedere un favore, un posto di lavoro, l'aiuto per un concorso. Uno a modo però», borbottano in paese. Uno perbene che rischia comunque un'accusa pesantissima: bancarotta fraudolenta (senza contare la sanzione che potrebbe arrivare da Bankitalia). Ma per sapere se verrà, o no, iscritto nel registro degli indagati bisognerà aspettare l'8 febbraio quando il collegio fallimentare si riunirà e certificherà lo stato di insolvenza di Banca Etruria. Dopo quella data le carte finiranno in procura e Rossi dovrà aprire un fascicolo contro gli ex vertici dell'istituto, compreso Boschi. A questo proposito, fonti confidenziali denunciano strani movimenti patrimoniali da parte dei vecchi amministratori della banca: «Sono già pronti fondi patrimoniali e trust per l'occultamento dei beni, per sottrarli alle procedure di sequestro preventivo. Sia Bankitalia, sia la procura di Arezzo non ha mai avviato un'azione di responsabilità contro gli ex amministratori e ora questi hanno già fatto sparire soldi, titoli e immobili. Non troveranno più niente da congelare».

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