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Schiaffo di Juncker a Renzi: "Non deve sminuire l'Europa" PDF Stampa E-mail
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Notizie - Mondo
Venerdì 15 Gennaio 2016 10:16

Durissimo affondo del presidente della Commissione Ue: "Renzi non offendal'Unione". E l'affondo: "La flessibilità l’ho introdotta io, non lui". Poi difende Schengen: "Senza la libera circolazione, fallisce anche l'euro"

Sergio Rame  - ilgiornale.it

Matteo Renzi impallinato da Jean-Claude Juncker. Nella conferenza di inizio anno il presidente della Commissione Ue accusa apertamente il premier italiano di vilipendere l'Unione europea.

"Renzi ha torto a criticare la Commissione", ha tuonato il capo dell'esecutivo europeo facendo notare che "a introdurre la flessibilità sono stato io, non Renzi" e ammettendo che, in questo momento, "il mood tra l'Italia e il resto dell'Unione non è al suo meglio".

I toni di Juncker nella risposta alle posizioni di Renzi sulle scelte di Bruxelles sono stati forti. "Renzi è mio amico e io esito a esprimermi con il suo stesso vigore perché non serve a risolvere le cose", ha subito messo in chiaro il presidente della Commissione spiegando che sull'Italia potrebbe anche "fare grandi dichiarazioni di amore". "Sono cresciuto con gli italiani - ha ricordato - sono stato coeducato con loro nel sud industriale del Lussemburgo, con gli immigrati italiani la convivenza era intima". Ma adesso "il mood tra l'Italia e il resto dell'Unione non è al suo meglio". "Renzi ha torto nell'offendere la Commissione europea - ha continuato - non capisco perché lo faccia, da tempo ho lasciato il teatro della politica interna e non seguo in dettaglio i suoi movimenti, comunque non sono un ingenuo". Infine Juncker ha poi detto di aver deciso di "lasciare l'irritazione nella tasca, ma non sono un ingenuo". Ma lo schiaffo a Renzi resta. Ed è di quelli che fanno male.

In realtà i grigi burocrati di Bruxelles ora temono il collasso dell'Unione europea. Il grimaldello per far crollare un'unità in tutto e per tutto fragile potrebbe essere la chiusura delle frontiere sulla spinta di un'incessante marcia di clandestini e profughi. "Nessuno parla del legame tra Schengen e la libera circolazione dei capitali - ha tuonato Juncker - la fine di Schengen rischierà di mettere fine all'Unione economica e monetaria e il problema della disoccupazione diventerà ancora più importante, bisogna guardare alle cose nel loro insieme". Quello che per Juncker è un cattivo presagio, per molti potrebbe essere un auspicio. Lo è, per esempio, per l'Italia. Che dal trattato di Schengen e dall'euro ha solo incassato problemi. Tanto che viene da sperare che i leader europei iniziano a chiudiere le frontiere per liberarci dall'insopportabile giogo della moneta unica.

Juncker si è detto "impressionato" dalle fragilità dell'Unione europea e dalle rotture che si sono consumate in passato accadute o che si preannunciano. Per il presidente della commissione Ue è in corso una "policrisi non ancora interamente controllata". Dall'emergenza immigrazione al terrorismo di matrice islamica, fino ai conflitti in Ucraina e ai rapporti con la Russia, il Vecchio Continente sta vivendo il momento di maggiore divisione. "Farò di tutto - promette Juncker - per evitare questo sentimento di inizio della fine dell'Europa". Il cammino di disgregazione, però, è già iniziato. E il braccio di ferro che si sta consumando sull'applicazione del trattato di Schengen mostra tutta la fracilità e la vacuità dell'Unione europea. Per evitare che saltino gli accordi sulla libera circolazione, Juncker fa leva ancora una volta sulle conseguenze economiche derivate dalla fine del sistema Schengen. "Conseguenze gravissime per l'economia europea - dice il presidente della commissione Ue - con un aggravio della disoccupazione". È la prima volta che Juncker indica chiaramente i rischi economici di una chiusura generalizzata delle frontiere interne nell'Unione europea fra i Paesi che aderiscono all'accordo di Schengen. "Chi oggi blocca le frontiere - ha aggiunto - deve sapere quali sono le conseguenze per tutti".

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