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Una "Giustizia Politica" in un´Europa capace di solidarietà PDF Stampa E-mail
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Notizie - Opinioni
Venerdì 09 Ottobre 2015 14:42

 È quanto asseriva il prof. Giuseppe Colombo, cattolico-filosofo “incappato” nella candidatura alle elezioni europee del 1999 senza poi venire eletto (ma con lusinghiere 6.991 preferenze) –“Briciole” ed “eco” d’un incontro dibattito organizzato l’11 maggio di quell’anno per presentare pensiero e fede del professore associato e prolifico autore non vedente – “Buona volontà” che sembra cozzare amaramente contro certa fallimentare Unione Europea d’oggi.

Ha portato la filosofia non solo a Verona. E, quale candidato alle elezioni europee del 13 giugno 1999 nelle liste di Forza Italia (del Gruppo Popolare Europeo), il prof. Giuseppe Colombo s’è battuto, purtroppo senza riuscirci (nonostante le 6.991preferenze), per “travasare” la “sua” filosofia anche in Europa.
Nato a Milano il 14 gennaio 1950, al momento della tornata elettorale era docente di Filosofia delle religioni nella Facoltà di Scienze della formazione, nonché docente di Antropologia filosofica nella Scuola di Scienze religiose dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia. Il prof. Colombo presiedeva anche il Comitato di coordinamento soggetti sociali del Veneto ed era già autore di volumi, articoli, saggi, traduzioni, introduzioni a carattere divulgativo e scientifico, studi sulla storia della filosofia italiana (Antonio Rosmini, Piero Martinetti, Galvano Della Volpe) e sulla filosofia cristiana (Anselmo d’Aosta ed ancora Rosmini). Ha pubblicato vari contributi nei settori della metafisica e dell’antropologia. Negli ultimi anni accademici, ha insegnato Filosofia morale e Teoria della persona e della comunità nella Facoltà di Scienze della formazione (sede di Brescia) e istituzioni di filosofia nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose (U.C.S.C., Brescia).
Alcune sue opere sono: Della Volpe premarxista. L’attualismo e l’estetica, Studium, Roma 1979; Conoscenza di Dio e antropologia, Massimo, Milano, 1988; Introduzione al pensiero di sant’Anselmo d’Aosta, Mursia, Milano, 1990; La ragione teologica, Glossa, Milano, 1995; Perché la teologia, La Scuola, Brescia, 2002; La filosofia come soteriologia. L’avventura spirituale e intellettuale di Piero Martinetti, Vita e Pensiero, Milano, 2005; Il giusto prezzo della felicità, Edizioni ISU-Università Cattolica, Milano, 2005; L’ordine cristiano, Glossa, Milano, 2010;  Antropologia ed etica, EDUCatt, Milano, 2011.  
A Verona, poi, ha trovato un terreno fertile per attività culturali e formative. È stato, infatti, tra i fondatori del Centro diocesano “Toniolo” (ora Fondazione “Giuseppe Toniolo”, Centro di cultura e sviluppo dell’Università Cattolica, situata nel Polo culturale della Diocesi di Verona, in via Seminario 8/10) ed ha insegnato successivamente al Centro culturale “S. Adalberto”. In seguito, ha tenuto lezioni di etica sociale, filosofia della politica, bioetica nel Centro “Edith Stein” e di etica matrimoniale e d’educazione civica nel Centro “Enrico Medi”.
Nel corso d’un incontro-dibattito da me organizzato l’11 maggio 1999 nella sala riunioni della Scuola Professionale delle Ferrovie dello Stato della stazione di Porta Nuova, a Verona, il docente aveva illustrato il suo “passaggio”, la sua “integrazione” dall’insegnamento alla politica. Presentato dal dott. Riccardo Ortolani, presidente della Commissione Cultura della Quinta Circoscrizione Sud del Comune di Verona (commissione di cui facevo parte allora), il prof. Colombo ha voluto precisare che il “cammino” d’arrivo alla candidatura non era stato immediato o dovuto ma accettato su sollecitazione di entità attive nella difesa dei valori sociali e cattolici.
Prima di dire sì alla proposta di candidatura, aveva posto la condizione di non essere solo nel portare qualcosa di nuovo nel mondo politico, di avere attorno, cioè, un gruppo solidale, sinergico. Partire dalla società civile, dall’impegno che ciascuno vive e, insieme, studiare un progetto. Il professore aveva acconsentito, quindi, perché aveva trovato persone disposte a collaborare in un gruppo di lavoro.
Una seconda condizione manifestata da Giuseppe Colombo era stata quella d’avere spazio libero per far compiere un salto di qualità alla società civile, perché potesse diventare essa stessa un “progetto politico”.
«Non basta carità, amore del sociale: è necessaria una giustizia politica, dare alla famiglia ciò che le spetta, un intervento che non sia solo un “io voglio”. Una società civile è degna di questo nome quando sa andare oltre l’interesse immediato, quando il politico sa guardare ad un’Europa che sia finalmente se stessa, forte e capace di solidarietà. Perseguendo l’obiettivo d’una politica costruttiva sull’esempio di coloro che, in Europa, hanno fatto l’Europa (De Gasperi, Adenhauer, Schumann) con la fedeltà alle radici di fondo e per un’unificazione del continente su base popolare».
Il filosofo si dichiarava convinto del ruolo prossimo futuro di Verona come epicentro del lavoro. In tal senso, il prof. Colombo s’era impegnato, se eletto, ad aprire in città un ufficio che fosse una sorta di laboratorio dove farvi confluire ciò che in Europa si elaborasse. Un ufficio-laboratorio a disposizione di tutti, non astratto e codificato.
L’Europa avrebbe dovuto giungere a Verona con i suoi progetti concreti, con i suoi investimenti. E viceversa. Perché, se si fosse creata una realtà strutturale, una rete che avesse fatto rialzare la testa a chi poteva essere stato tagliato fuori dalla politica, sarebbe stato possibile fare il bene comune in modo consono con le esigenze della realtà locale.
Il candidato di Forza Italia aveva detto, infine, che in politica non basta dare testimonianza ma occorre voler cambiare. E si era reputato un cattolico che aveva in più, rispetto al politico, le ragioni della fede. Ma non solo della “sua” fede…

Claudio Beccalossi

Nella foto: Il prof. Giuseppe Colombo e Claudio Beccalossi al termine dell’incontro-dibattito

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Ultimo aggiornamento Venerdì 09 Ottobre 2015 14:48
 

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