Alfano lo espelle, ma lui vive in Marocco da un anno e mezzo. Ecco le prove. |
Notizie - Politica |
Sabato 23 Maggio 2015 13:30 |
Anass Abu Jaffar, l'immigrato espulso nei giorni scorsi: "Mi hanno espulso per un reato di opinione". Secondo i timbri sul suo passaporto ha lasciato l'Italia a marzo 2014: "Il governo sta sbagliando persona. L'Isis? Ne penso solo male: leggono il Corano, ma non lo capiscono" Marco Maisano - ilgiornale.it Anass, ci spieghi cosa è successo? Ne so quanto voi, ho letto anch’io sui giornali la notizia. Sono sconvolto. Mia madre si trova in Italia e spero ancora non ne sappia niente, ci rimarrebbe davvero male. Quest’estate sarei dovuto tornare in Italia per farle visita, ma a questo punto credo non sarà possibile. Tu sei accusato di essere un jihadista vicino all’Isis. Cosa ne pensi? Penso che sia tutta quanta una follia. La verità è che sono stato espulso solamente per avere scritto su Facebook “Io non sono Charlie Hebdo”. Detto questo non solidarizzo affatto con quei criminali terroristi che hanno ucciso persone innocenti. Io non considero quelle persone dei musulmani, quindi per me non sono neppure “compagni che sbagliano”. E’ sicuramente vero che quella rivista pubblica materiale molto offensivo nei confronti del Profeta Muhamad, ma questo non vuol dire che non siano liberi di farlo, così come io sono allo stesso tempo libero di prenderne le distanze. Al momento dove ti trovi? Sono in Marocco, lavoro qui. La situazione in Italia è quella che è. Adesso faccio l’assistente informatico a Casablanca. Il governo italiano sta sbagliando persona, non so come sia possibile che io venga accusato di terrorismo. Andiamo con ordine, alcuni giornali dicono che sei fuggito in Marocco prima dell’espulsione. Fuggito? Io vivo in Marocco da un anno e mezzo. Ho i timbri sul passaporto che possono provarlo. Da dove sarei stato espulso? Mentre risiedevi in Italia sei mai stato fermato o indagato? Mai. La polizia è venuta da per per farmi delle domande in merito a Ismar Mesinovic dopo la sua morte in Siria. Ma mai niente di più. Non mi hanno mai perquisito casa o altro. Conoscevi Ismar Mesinovic? Si, lo conoscevo bene. Frequentava la moschea “Assalam”di Ponte nelle Alpi in provincia di Belluno. Una volta ho anche conosciuto la moglie cubana e il figlio di cui so non si hanno più notizie dalla partenza di Ismar. Una brutta vicenda… Sapevi che sarebbe andato in Siria? No. Aveva detto a tutti che sarebbe andato in Germania a trovare la sorella. Non avrei mai immaginato che volesse raggiungere la Siria per combattere il regime di Assad. L’avrei certamente fermato. Ma tu su Facebook hai scritto belle parole per Mesinovic una volta morto. Certo, era un amico. Ma io ad oggi non so se Ismar si sia unito all’Isis o meno. Certo è che se scoprissi che il mio amico era un terrorista dello Stato Islamico mi rimangerei subito tutte le belle parole. Tu hai definito Giuliano Delnevo un “martire”. Ed in effetti lo era e forse lo è tutt’ora. I musulmani che muoiono in guerra non martiri, ma i musulmani appunto. Non so se Delnevo si sia unito all’Isis, se così fosse mi rimangerei tutto. Ma tu dell’Isis cosa pensi? Penso solo male. Io ho sempre scritto anche su Facebook che quelli dell’Isis sono “i cani del fuoco” per utilizzare una citazione coranica. Leggono il corano, ma non lo capiscono. Io stesso sarei considerato un miscredente, poiché sono un suddito del mio Re (Re marocchino Muhamad VI). Quella bandiera nera non è la loro bandiera, l’Islam non ha bandiere. Bruceresti quella bandiera? No, c’è comunque scritto sopra il nome del profeta Muhamad. Aiutaci a informarti meglio, visita il sito: www.rivista.lagazzettaonline.info |
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