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Alle urne chiuse in Emilia Romagna ha votato appena il 37,76% degli aventi diritto, in Calabria il 44,10%

Raffaello Binelli - ilgiornale.it

In Emilia Romagna e Calabria i cittadini sono andati alle urne per le elezioni regionali. Urne chiuse alle 23, poi è iniziato lo scrutinio (vince chi prende più voti, non c'è ballottaggio).

Secondo i dati forniti dal ministero dell'Interno in Emilia Romagna ha votato appena il 37,76% degli aventi diritto (alle Europee 69,98%).

È andata un pochino meglio in Calabria dove ha votato il 44,10% degli elettori.

Alle precedenti regionali del 2010 a chiusura delle operazioni aveva votato il 59,78% degli aventi diritto, mentre alle Europee di maggio l'affluenza non aveva raggiunto nemmeno il 39%. Sono stati chiamati al voto quasi 5 milioni e mezzo di persone, distribuiti su 340 Comuni in Emilia Romagna e 409 in Calabria.

Ecco tutti gli sfidanti
In Emilia Romagna i candidati alla presidenza sono Stefano Bonaccini (Pd), sostenuto da una coalizione di centrosinistra (compresa Sel); Alan Fabbri (Lega), appoggiato da Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega Nord; Giulia Gibertoni (Movimento 5 Stelle); Maurizio Mazzanti, sostenuto dalla lista civica "Liberi Cittadini"; Cristina Quintavalla corre per la lista "L’Altra Emilia-Romagna"; Alessandro Rondoni è il candidato di Ncd, Udc ed Emilia Romagna Popolare.

In Calabria in lizza per la poltrona di presidente sono: Wanda Ferro, sostenuta da Forza Italia e Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale; Mario Oliverio, per il centrosinistra; Cono Cantelmi, sostenuto dal Movimento 5 Stelle; Nico D’Ascola per Nuovo centrodestra e Udc; Domenico Gattuso, de "L’Altra Calabria", con un logo che richiama "L’altra Europa di Tsipras" delle ultime elezioni europee.

Cosa c'è in gioco
Il Pd, convinto di portare a casa il risultato in entrambe le regioni, per evitare sorprese mette le mani avanti: "Le elezioni regionali non sono un referendum sul governo - ha detto il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi -.
Ovviamente io credo che finirà con una vittoria del Pd, in entrambi i casi. Ma staremo a vedere. Vedremo stasera". Insomma, sembra sottolineare la Boschi, Renzi non è candidato, e nemmeno il suo governo. La paura è che i risultati siano molto meno entusiasmanti di quanto si vorrebbe che fossero. Forte, infatti, è il rischio astensione, visto anche che non c'è un traino nazionale che richiami l'elettorato e scaldi gli animi.

Il "non voto" è molto temuto dai democratici, specie in Emilia Romagna, storica roccaforte rossa. La campagna elettorale è stata molto fiacca, gli unici due momenti in cui si è destato l'interesse (o la morbosa curiosità) dei cittadini sono stati questi: lo scandalo per lo scontrino del sex toy comparso nei rimborsi di una consigliera Pd, e l'aggressione a Salvini, avvenuta fuori dal campo rom di Bologna. Il segretario della Lega spera di fare il pieno di voti, per cercare di lanciare un'Opa nel centrodestra (almeno ci spera). Il Movimento 5 Stelle, invece, teme di veder franare larga parte dei propri consensi e Grillo, poco prima del voto, ha tenuto un profilo bassissimo. In Calabria il candidato della sinistra, Oliverio, ha imbarcato ben otto liste e subito dopo le elezioni potrebbe aprire agli alfaniani. Anche in Calabria si prevede una scarsa affluenza: alle ultime Europee arrivò al 46%. Occhi puntati sui grillini delusi (presero il 21%): resteranno a casa o cambieranno casacca?



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