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Cronaca amara alla porta accanto… PDF Stampa E-mail
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Notizie - Miscellanea
Venerdì 03 Ottobre 2014 18:46

UNA “GRANDE MAMMA” DIETRO UN INGRATO DESTINO

Padre e figlio residenti a Verona gravemente infortunati in un incidente in Moldova –
I problemi vissuti da Tamara, moglie e madre, sempre più avvilita e stanca

E’ una storia di speranze deluse, forse definitivamente appassite, quella della famiglia moldava Rîmbu. 
Iurie, il capofamiglia, nato nel ’69 e laureatosi nella Repubblica Moldova, dopo essere venuto a Verona in cerca d’opportunità ed aver trovato un soddisfacente lavoro regolare in un’impresa edile, ha fatto venire da Chişinău la moglie Tamara ed il figlio Cristian, dando loro un’alternativa alla pauperizzazione sociale, alla paralisi economica ed alla diaspora continua del suo Paese, emorragia di potenzialità anche conseguente all’indipendenza dall’ex “molosso” Unione Sovietica acquisita nel 1991.
Per la famiglia Rîmbu, riunitasi in riva all’Adige, tutto sembrava andare per il meglio, compresa la nuova scolarizzazione di Cristian, nato nel ’95, con una forte inclinazione per la musica e, in modo particolare, per la fisarmonica.
Ma l’imprevisto era in agguato durante un meritato rientro per ferie in Moldova nell’estate 2006. Un terribile incidente stradale, il 17 agosto, ha coinvolto Iurie ed il figlio Cristian provocando il loro ricovero in rianimazione, la paralisi pressoché completa del primo e l’asportazione d’un rene, con conseguente riscontro di positività per la sierologia dell’epatite C, del secondo. Per dirla con l’asettica terminologia delle cartelle cliniche, Iurie sta oggi affrontando una “tetraplegia postraumatica da trauma della strada con frattura/lussazione di C5 su C6, contusione midollare cervicale” mentre Cristian ha subìto “l’asportazione del rene di destra con intervento chirurgico (risultando monorene sinistro) associata a trauma e commozione cerebrale, frattura dell’osso pubico sinistro”.
Dimessi, dopo le prime cure d’emergenza in Moldova, rispettivamente dall’ospedale “Sacro Cuore – Don Calabria” (Unità gravi cerebrolesioni – Unità spinale) di Negrar e dalla Clinica pediatrica del policlinico “Giambattista Rossi” di Verona, padre e figlio hanno sempre avuto accanto la moglie e madre Tamara che sta ormai cedendo sotto il peso della stanchezza, della depressione, della solitudine… Pur avendo terminato un corso per operatori sociosanitari non ha potuto a lungo permettersi il… “lusso” di lavorare a tempo pieno perchè doveva dare priorità all’assistenza continua a Iurie ed al seguire con attenzione Cristian che, in quanto monorene, non poteva portare pesi come, ad esempio, il classico zaino con i libri di scuola sulle spalle. Spesso era la mamma che si caricava l’allora ragazzino sul proprio scooter per portarlo a destinazione e poi riprenderlo, evitandogli il disagevole tragitto in cui utilizzava due autobus.   
Come non bastasse la cura dei propri cari, Tamara ha dovuto organizzare il trasloco da un appartamento all’altro, più adeguato ma ancora insufficiente ai bisogni. La diversa abitazione, infatti, non è risultata idonea ai gravi problemi della famiglia Rîmbu, dato che era composta da una camera (per Iurie e le varie attrezzature a lui necessarie), una cameretta con un letto singolo (dove Tamara ha dovuto dormire talvolta e per forza di cose con il figlio), un soggiorno/cucina ed un bagno. Inoltre, la sedia a rotelle di Iurie non entrava nell’ascensore per raggiungere l’alloggio situato al terzo piano. Tamara aveva chiesto all’Azienda gestione edifici comunali di Verona (Agec) la disponibilità d’un appartamento diverso, con una stanza in più (nella quale potesse riposare tranquillamente, anche in vista d’un lavoro soggetto a turni) e privo di barriere architettoniche ma la soluzione invece prospettata s’è rivelata infelice, anche se provvisoria ed “in transito” verso un’accoglienza più consona.
Intanto, il tempo è passato con una situazione sempre più deprimente, come la scarsità di mezzi economici o con Tamara che non ce la fa più a gestire la quotidianità nella quale deve far andare d’accordo un lavoro fuori casa consentito da interventi dei servizi sociali del Comune o da presenze di amici. Ore trascorse con l’ansia per il marito ed il figlio e, perché no?, anche per se stessa, ancor giovane donna con tutte le sue fragilità.
A dispetto dell’ingrato destino, ci sarà un futuro migliore per Tamara, Iurie e Cristian?            
Claudio Beccalossi


Tamara Rimbu

 

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