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Scozia, attesa per l'esito del referendum PDF Stampa E-mail
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Notizie - Mondo
Giovedì 18 Settembre 2014 19:14

Scozia, tra unione e indipendenza: in leggero vantaggio il fronte del no. Affluenza record: ha votato l'80% degli aventi diritto

Chiara Sarra - ilgiornale.it

Cresce l'attesa per il referendum sull'indipendenza della Scozia. I seggi, aperti dalle 7 del mattino, sono stati chiusi alle 22 (quando in Italia erano le 23) e l'esito del voto potrebbe sancire la fine di un'unione con Londra che dura ormai da oltre tre secoli.

Le schede sono state poi trasportate nei 32 centri regionali dove viene effettuato lo spoglio.

Per avere l'esito definitvo bisogna aspettare almeno le 7 di domani mattina, ma i sondaggi danno in testa il no con il 54% contro il 46% del sì, per un voto che prevede una maggioranza semplice.


Per portare il maggior numero di persone al seggio gli indipendentisti hanno organizzato taxi privati gratuiti per chi non possiede un veicolo, oltre a manifestazioni con cornamuse e inni che muovano nel profondo i "cuori scozzesi".

Affluenza record: ha votato l'80% degli aventi diritto (circa 4,2 milioni di persone), tra cui anche 16enni e 17enni a cui è stato consentito il voto attraverso una legge ad hoc. Alle liste elettorali si era iscritto il 97% dei cittadini. "Non ho mai dovuto fare la fila per votare", si è lamentato qualcuno a Edimburgo, capitale della Scozia, ma seconda città per numero di votanti dopo Glasgow.

Se dovesse vincere il "sì", la Scozia ha intenzione di proclamare l’indipendenza nel marzo del 2016 e nell'arco di due mesi eleggere un'Assemblea Costituente, mentre la Regina resterebbe a capo del Paese. Westminster perderebbe invece 59 deputati tradizionalmente laburisti e David Cameron, che già non brilla per popolarità, potrebbe dover rinunciare presto a Downing street. Meno chiaro il futuro della Scozia nell'Europa, i cui Trattati non contemplano la possibilità di una secessione in seno ai Paesi membri. I secessionisti scozzesi, comunque, vogliono rimanere nella Nato (ma senza armi nucelari sul loro territorio), nel Commonwealth e nell’Ue, ma non vogliono entrare nell’Eurozona (difficilmente però il Regno unito concederebbe l'uso della sterlina), né nello spazio di Schengen (ma resteranno nell’area di libera circolazione della Gran Bretagna, Irlanda e Isole della Manica). Da risolvere sarebbero anche le questioni della bandiera e della base navale britannica che ospita i sommergibili nucleari Trident.



 

 

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