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Riforme, prove di mediazione PDF Stampa E-mail
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Notizie - Politica
Martedì 29 Luglio 2014 12:12

Grillo: "M5S via dal parlamento"
Far west a Palazzo Madama. Chiti apre a Renzi: "Taglio degli emendamenti e voto finale a settembre". Boschi disponibile, ma Sel non ci sta: "Basta ricatti". E Grillo alza i toni dello scontro: "Sono pronti a lasciare il parlamento"

Sergio Rame - ilgiornale.it

Alla fine è il Sel a rifilare un due di picche a Matteo Renzi. La trattativa avviata ieri dalla lettera del premier Matteo Renzi trova la sponda di un dissidente doc piddino, Vannino Chiti, che prova a mediare con le opposizioni per contingentare i quasi ottomila emendamenti al vaglio di Palazzo Madama.

Ma a sbattere la porta in faccia ai democrat sono proprio gli "amici" del Sel che non vogliono sentir ragioni. "Non ritiriamo i nostri emendamenti - ha annunciato Nicola Fratoianni - adesso basta coi ricatti".

La mediazione di Chiti
La proposta fatta da Chiti a nome della maggioranza punta ad accelerare l'iter delle riforme costituzionali: ridurre gli emendamenti concentrando "il confronto sulla riforma attorno a grandi temi" e votare entro agosto alcune decine di emendamenti fondamentali. Poi la prima settimana di settembre le dichiarazioni e il voto finale. Sembra risolversi così la contesa sul ddl Boschi. Almeno da parte dei frondisti della maggioranza. Dopo la lettera inviata ieri da Renzi, Chiti - forse uno dei più strenui oppositori alla riforma del Senato - pur accettando la riduzione degli emendamenti mette in discussione il contingentamento dei tempi preteso dal premier. La proposta è stata accolta positivamente dal capogruppo piddino al Senato del Pd Luigi Zanda che, però, ha chiesto che il voto sugli emendamenti si concluda entro l'8 agosto. Anche Forza Italia si è dimostrata favorevole a patto che il premier non tradisca il patto del Nazareno. Nell'invitare i colleghi di partito a ritirare tutti gli emendamenti, il senatore azzurro Donato Bruno ha infatti spiegato a Chiti che "non tutte le modifiche chieste potranno essere accolte dal governo". "L'accordo del Nazareno - ha continuato l'esponente di Forza Italia - è il punto di riferimento che non dobbiamo o possiamo scalfire".

A rassicurarlo ci ha pensato immediatamente il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi che, pur confermando la disponibilità a "trovare ulteriori punti di incontro" per cambiare il ddl, ha messo in chiaro che il governo "non può sottostare a un ricatto ostruzionista".

Le barricate di Sel e Cinque Stelle
Il contingentamento degli emendamenti non piace alle opposizioni che non vogliono sentir ragioni. Il Movimento 5 Stelle è in prima linea ad agitare lo scontro pur di non scendere a patti con la maggioranza. "I nostri duecento emendamenti da qui non si muovono", ha annunciato il capogruppo pentastellato, Vito Petrocelli. E dalle colonne del blog ci si è messo pure Beppe Grillo a fomentare la rivolta di piazza: "Che ci rimaniamo a fare in Parlamento? A farci prendere per il culo, a sostenere un simulacro di democrazia mentre questi fanno un colpo di Stato?". "Se non ci lasceranno scelta - ha poi minacciato il leader del M5S - ce ne andremo". Diversa la posizione del Sel che punta a far saltare l'asse tra Renzi e Berlusconi. La vendoliana Loredana De Petris ha, infatti, dato "amplissima disponibilità" a discutere le modifiche al ddl Boschi: "Il convitato di pietra è il patto del Nazareno". A fronte delle barricate dell'opposizione, però, vengono a cadere il giochetto di Renzi e, in seconda battuta le condizioni avanzate da Chiti."Chi ha presentato 6000 emendamenti non ha detto di volerli ridurre", ha replicato Zanda al Sel segnando così la fine della mediazione.

Si riparte da zero ma è bagarre
Fallita la mediazione tra maggioranza e opposizione, è ripresa la votazione degli emendamenti. E si è ripartiti da zero. Il primo, passato con 277 voti favorevoli, uno contrario e sette astenuti, ha riguardato "la composizione del parlamento" e modifica l’articolo 55 della Costituzione promuovendo "l'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza". Ma il confronto parlamentare si è subito trasformato in una bagarre senza esclusione di colpi non appena si è devuto votare, per parti separate, un emendamento di Sel che avrebbe previsto l’elezione diretta del Senato. Quando il presidente Piero Grasso ha indetto la votazione, che avrebbe potuto precludere altri voti sul tema, l'opposizione è insorta scandendo: "Non si può, non si può!". A Grasso non è rimasto che sospendere la seduta.

 

 

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