Marò, una parcella di 5 milioni per abbandonarli in India |
Notizie - Italia |
Giovedì 10 Luglio 2014 07:47 |
Fatture d'oro (e in dollari) degli avvocati locali, che non sono neppure riusciti a ottenere il processo. La beffa: uno dei difensori diventa procuratore generaleFausto Biloslavo - ilgiornale.it Cinque milioni di dollari (circa 3,6 milioni di euro), dalle tasche del contribuente italiano, sono stati sborsati per la difesa dei marò. In stragrande maggioranza serviti a pagare le costose parcelle degli avvocati indiani che rappresentano i marò ed in minima parte come anticipo del baronetto inglese ingaggiato per intraprendere la via dell'arbitrato internazionale. Soldi ben spesi se Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non fossero ancora trattenuti in India da due anni e mezzo senza processo. Un esborso assurdo tenendo conto dei risultati raggiunti fino ad ora, poco superiori allo zero. Non solo: Mukul Rohatgi, il principe del foro più costoso dell'India assoldato dall'Italia, il 28 maggio è stato nominato procuratore generale del nuovo governo di Narendra Modi, il politico nazionalista mangia marò. Oltre al danno milionario si è aggiunta la beffa. L'unico successo degli avvocati indiani è stato quello di strappare i marò dalle grinfie del Kerala, dove avevano sbattuto Latorre e Girone in galera per tre mesi, facendoli trasferire a Delhi ai «domiciliari» presso l'ambasciata italiana. Però i legali a peso d'oro erano convinti che la Corte suprema avrebbe riconosciuto l'immunità funzionale dei nostri fucilieri di Marina chiudendo il caso. Invece ha solo stabilito la realtà dei fatti, ovvero che l'incidente in cui sono morti due pescatori indiani non è avvenuto nelle acque territoriali indiane ed il Kerala non aveva alcun diritto di indagare e processare i marò. Se i luminari del foro locali fossero stati pagati a risultato, anziché ad ore, come è avvenuto nello stile americano, avrebbero guadagnato un piatto di lenticchie. «È sempre stato un errore battere sulla giurisdizione indiana. Bisogna imboccare decisi la strada dell'arbitrato davanti ad un giudice internazionale - spiega a il Giornale, Angela Del Vecchio, esperta di diritto internazionale -. Abbiamo atteso due anni e mezzo e adesso che il nostro avvocato difensore è diventato procuratore generale a Delhi stanno valutando se ricominciare da zero. Basta, tagliamo questo nodo gordiano e passiamo con decisione all'arbitrato». |
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