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Notizie - Sport
Mercoledì 25 Giugno 2014 03:56

Fa male perché ce lo siamo meritati. Fuori, a casa. Colpa nostra, dell'Italia. L'arbitro o Suarez vengono dopo

Giuseppe De Bellis - ilgiornale.it

Fa male perché ce lo siamo meritati. Fuori, a casa. Colpa nostra, dell'Italia. L'arbitro che espelle Marchisio viene dopo, Suarez che morde Chiellini e non viene espulso viene dopo.


È tutto vero, ma è comunque secondario. Prima c'è Prandelli con le sue scelte e una squadra che non ha mai tirato in porta. Andiamo a casa, recrimineremo sul sospetto che la Fifa stia tifando per tutte le squadre sudamericane, ma dobbiamo guardarci dentro e fuori, dobbiamo dirci che non siamo stati all'altezza. Eliminati per giusta causa. Erano 48 anni che l'Italia non usciva al primo turno per due Mondiali di seguito: era il '66 che seguiva il '62. Il filotto Sudafrica-Brasile è uno dei peggiori della nostra storia.

Abbassiamo la testa, facciamolo. Lo fa Prandelli che s'è dimesso. Si assume le sue responsabilità, si accolla le sue colpe. Ha fatto scelte incomprensibili, ha smentito se stesso, ha cambiato formazioni, ha dato l'impressione di essere insicuro, incerto, dubbioso. Senza un progetto definito, o meglio, con un progetto abortito, perché è come se non avesse avuto il coraggio di andare fino in fondo. Non avevamo una grande squadra, lo sapevamo. Ma perché se decidi di giocare con due attaccanti e poi togli Balotelli, lo sostituisci con un centrocampista? Il Paese dei soliti furbi invocava Immobile, Prandelli l'ha accontentato, ma è stato un disastro. Era considerato l'uomo baciato dal destino, ma oggettivamente non ha dimostrato di essere all'altezza. Un ragazzo fuori contesto e fuori luogo, inadatto per il momento a un torneo così importante.

Prandelli se ne va: «Irrevocabile». La Figc prende atto e fa di conseguenza. Perché ogni fallimento della Nazionale è un fallimento della Federazione. E quindi si dimette anche il presidente Abete.
«Irrevocabile», dice pure lui. S'azzera tutto. C'è un calcio da ricostruire, evidentemente. Già, ma come? Da chi? Buffon ha ammesso la catastrofe anche da parte dei giocatori, ha fatto capire che è colpa dei giovani, perché lui, Pirlo, De Rossi, Barzagli, Chiellini hanno tirato quel che restava di questa carretta. I giovani hanno sbagliato più dei vecchi, è vero. Tranne Verratti, l'unico attorno al quale si può costruire un'idea di futuro. Per gli altri dov'era il coraggio? Dove le palle? Dove la voglia? Ma le parole di Buffon sono sembrate soprattutto un'accusa a Balotelli. Giusta per quello che s'è visto contro Costa Rica e Uruguay, per l'atteggiamento, ingiusta se si pensa che due anni fa Balotelli ci ha trascinato alla finale dell'Europeo e perché non si può dare a un solo giocatore, per quanto simbolico, la responsabilità di un disastro. La verità è che siamo una Nazionale mediocre, senza un'idea. Se ti manca il talento, nel pallone ti aiuta l'organizzazione. Noi avevamo poco del primo e zero della seconda.

Non sappiamo se con chi abbiamo lasciato a casa forse sarebbe stato diverso. Ciò che sappiamo è che la Nazionale ha pescato tra quello che abbiamo. Cioè poco. Balotelli è naufragato in un mare di mediocrità. Prandelli ha sbagliato all'interno di un contesto comunque scadente.

E questo è troppo: per il nostro ruolo nel mondo del pallone, per ciò che siamo sempre stati, per i quattro Mondiali vinti e per ciò che gli altri hanno sempre pensato di noi, l'Italia è sempre l'Italia. Così dicevano. Così dicevamo. Ora che siamo? L'espulsione è un alibi, il morso a Chiellini non è neanche quello. Siamo al fallimento globale di un Paese calcisticamente in recessione: economica, tecnica, strategica. Non abbiamo una prospettiva. È il momento più triste dell'era contemporanea del nostro pallone. Si ricomincia da zero, forse anche un po' più giù.

 

 

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