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Notizie - Politica
Giovedì 17 Aprile 2014 11:01

Caos sul canone Rai nella bolletta dell'elettricità, riforme al palo e voci su nuove sforbiciate. Il governo scrive una lettera alla Commissione Ue: niente pareggio di bilancio nel 2014.

Salvatore Tramontano - ilgiornale.it

Renzi ha perso la mappa. Finite le slide ora fatica a fare i conti con la realtà. Provate a chiedere al premier se si ricorda a memoria, senza consultare gli appunti diligenti della Boschi, tutto quello che ha promesso.


Non se lo ricorda. Si è perso anche lui nei labirinti del tutto e subito. A Renzi va riconosciuto il coraggio. Non si possono mettere in dubbio le buone intenzioni, ma nella sua politica c'è anche una dose abbondante di improvvisazione.

Matteo naviga a vista, lo fa con entusiasmo, e questo è un bene, però le sue mitragliate di annunci finiscono per confondere lo stesso governo. E c'è la sensazione che adesso Renzi stia perdendo la bussola. È un Renzi maneggione. È un Renzi confusionario. Si avvicinano le scadenze, diminuiscono le coperture, cresce il nervosismo e aumentano gli errori. Come il pasticcio delle lettere. Quella con cui il governo ha chiesto all'Ue il rinvio di un anno del pareggio di bilancio: il governo l'ha annunciata, ma il contenuto è stato un mistero per tutta la giornata di ieri: è stata resa pubblica solo in serata. E poi quella rituale che accompagna il Def quando viene spedito a Bruxelles: è stata mandata, ma senza la firma del ministro dell'Economia Padoan.

Errori da dilettanti. E non sono gli unici. Come trovare i soldi per compensare il taglio dell'Irpef? È chiaro che i burocrati gli remano contro, che i poteri forti gli tirano giacca e orecchie e i suoi compagni di partito non vedono l'ora di vederlo faccia a terra. Però era questa la promessa di Renzi: correre più veloce dei suoi nemici. Invece la paura di non farcela lo fa rimbalzare da una parte all'altra. I soldi. Renzi prova a prenderli con la tassa del canone Rai, travestita da lotta agli evasori, ma è costretto a fare retromarcia perché sarebbe un autogol. Poi gli 80 euro che non sono 80 euro, con l'aggiunta della gaffe degli incapienti: da quel beneficio, infatti, il premier ha escluso proprio i più poveri. Ora si cerca rimediare, ma mancano le coperture.

Quanto vale la spending review? Per ora è solo una cifra virtuale. Quindi vale zero. La riforma del Senato, come quella delle Province, non taglia i costi. La riforma della legge elettorale è rimandata di giorno in giorno.

Insomma, Renzi corre ma a vuoto. Lui preferisce prendersela con i gufi. Solo che la sfortuna in politica non è un alibi. È un peccato.
 

 

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