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Notizie - Opinioni
Mercoledì 16 Aprile 2014 14:45

Strana “accelerazione” dei tempi d’associazione all’Unione Europea
di Repubblica Moldova e Georgia.
Ecco quanto affermava l’ambasciatore d’Italia a Chişinǎu,
Enrico Nunziata, in una recente intervista.

di Claudio Beccalossi

 Chişinǎu (Repubblica Moldova) – La bandiera nazionale sventola pigramente accanto a quella europea all’esterno dell’Ambasciata d’Italia situata al settimo piano del Business Center Skytower, in Str. Vlaicu Pîrcalab 63, nel centro storico ed economico della capitale moldava, nei pressi del palazzo del Governo. Gli Uffici Consolari, invece, sono collocati al pianoterra, con un ingresso laterale ed indipendente.
 Un funzionario m’accompagna all’ascensore che sale ai vari piani. Entro nell’ampio ufficio dell’ambasciatore, Enrico Nunziata, che m’accoglie con estrema affabilità. Mi fa accomodare su una poltrona, davanti ad un immancabile caffè. Nonostante i suoi 43 anni, il dott. Nunziata ha un curriculum di tutto rispetto, riportato anche sul sito dell’ambasciata stessa (www.ambchisinau.esteri.it): nato a S. Gennaro Vesuviano (Napoli), s’è laureato nel 1993 in Scienze Politiche presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Nel 1996 è stato volontario nella carriera diplomatica e nel 1997 Segretario di Legazione al Ministero degli Affari Esteri. Nel ’98 ha assunto il ruolo di Secondo Segretario all’Ambasciata d’Italia a Khartoum, nel 2000 quello di Primo Segretario all’Ambasciata d’Italia a Tirana, nel 2003 Primo Segretario Commerciale all’Ambasciata d’Italia a Mosca, nel 2006 Consigliere di Legazione al Ministero degli Esteri e poi Consigliere diplomatico del Ministro per l’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (ottobre-dicembre 2006). Nel 2006 ha ricoperto l’incarico di Console Generale a Mosca per assolvere, nel 2012, le funzioni d’ambasciatore all’Ambasciata d’Italia a Chişinǎu.
 La conversazione con Enrico Nunziata scorre via veloce, senza tentennamenti od omissis, tanto che l’ora a disposizione risulta insufficiente a toccare i vari temi.
«I rapporti diplomatici tra Italia e Repubblica Moldova sono ad un livello ottimale – esordisce l’ambasciatore – e contano anche sull’apporto di circa 600 aziende italiane ed italo moldave funzionanti sul territorio. Si tratta di imprese impegnate in settori chiave come il bancario, il finanziario, i servizi (call center, ad esempio), l’informatica (tipo il Gruppo Cedacri, azienda leader nei servizi di outsourcing per il settore bancario, le istituzioni finanziarie e le concessionarie esattoriali, con sede legale a Collecchio – Parma), il tessile, il legno, le costruzioni, l’immobiliare, l’attività generica che richieda labour-intensive. La formazione dei lavoratori viene effettuata in loco nell’ambito del programma Job Mobility Partnership dell’Unione Europea».
«Attualmente sono 153 i residenti italiani in Moldova. E’ un flusso di cittadini che copre 90 giorni su 6 mesi per motivi legati al business. La relazione tra ortodossi e cattolici, a sua volta, permette una buona coabitazione, un dialogo costruttivo. Non esiste alcun attrito tra i circa 10mila cattolici e gli ortodossi collegati ai patriarcati di Mosca e Bucarest».
«Fattori determinanti di supporto umanitario e di promozione umana – informa il diplomatico –sono forniti da organizzazioni non governative ed aconfessionali come una del Trentino Alto Adige che ha stanziato un milione e mezzo di euro per la costruzione d’una casa-famiglia a Ciuciuleni (nel distretto di Hînceşti) destinata ad ospitare donne vittime di violenza domestica e loro figli. Le mamme lavorano in un laboratorio tessile, con commesse che vengono dall’Italia. Importante è, poi, l’opera della Fondazione “Regina Pacis”, con sede operativa a poca distanza dalla nostra ambasciata, che porta avanti iniziative sociali, assistenziali, sanitarie, didattiche sotto la presidenza di mons. Cesare Lodeserto. Nell’ambito della Fondazione è stato aperto anche un Patronato Acli, con ufficio in Str. Sfatul Ţǎrii 17/32, sempre a Chişinǎu. Al sostentamento della missione della “Regina Pacis” contribuisce anche l’Associazione “Amici di Santa Chiara” di Verona con fondi raccolti per i vari progetti. Ed è altrettanto valido il lavoro avviato dal Centrul “Don Bosco” a Chişinǎu, tramite la parrocchia “Maria Ausiliatrice” con la chiesa, l’oratorio, la scuola di formazione professionale, la casa-famiglia per bambini orfani od abbandonati, la presenza in quartieri a rischio della capitale (come Buiucani), le attività sportive e ricreative. Una considerevole mole d’attenzione pratica e morale salesiana diretta da don Sergio Bergamin e con l’animazione di operatori italiani e moldavi».
«L’Italia sostiene il percorso europeo della Repubblica Moldova – sostiene l’ambasciatore Nunziata – non solo per quanto riguarda gli accordi associativi o di libero scambio. Intese sono state siglate nel vertice europeo di novembre 2013 a Vilnius, in Lituania, in una Eastern Partnership con Paesi dell’Europa Orientale. La stessa Romania appoggia decisamente la Moldova verso l’associazione all’Unione Europea. L’accordo con i 28 Paesi membri dovrebbe essere propedeutico all’entrata della Moldova nell’Unione Europea nei prossimi 10 anni. La firma dovrebbe avvenire nella seconda metà del 2014 (anticipata a giugno, non più in settembre 2014, “per contrastare le ambizioni russe nella regione”, n.d.a.). Per la Moldova comporta l’adeguamento con i canoni dell’Unione Europea dello stato di diritto, un’uniformità soprattutto per quanto riguarda la giustizia, con accordo di libero scambio, una parte economica e commerciale. Inoltre, cessazione dei dazi da e verso la Moldova e le aziende, quindi, potranno esportare in Europa senza dazi, con aziende italiane interessate ad internazionalizzarsi».
«Abbiamo promosso un forum nella Regione Veneto per presentare la Repubblica Moldova come Paese di destinazione di investimenti, come ponte tra Europa e Comunità degli Stati Indipendenti (Csi). Perché il Veneto? Perché in Veneto c’è una forte diaspora moldava data da eloquenti cifre: in base al rapporto riferito alla comunità moldava in Italia ed elaborato dal Ministero italiano del Lavoro e delle Politiche Sociali, al 1° gennaio 2011 erano 142.583 i cittadini moldavi residenti legalmente in Italia, di cui il 68% donne ed il 32% uomini. La statistica non include gli irregolari e quelli in possesso di passaporto romeno. La più grande concentrazione di cittadini moldavi è nel nord d’Italia (78%), specialmente nel Veneto e nell’Emilia Romagna. Questa diaspora (termine inconsueto di reminiscenza storica tornato d’attualità) è data in maggioranza dalla parte femminile che trova lavoro soprattutto nell’assistenza domiciliare (badanti) mentre i maschi formano una manodopera specializzata nelle costruzioni. Un aspetto particolare, poi, è dato dalla percentuale di donne imbianchino, apprezzate in patria ed all’estero».
«Negli equilibri dell’area – sottolinea Enrico Nunziata – non va dimenticato il contenzioso che riguarda la Transnistria, Stato indipendente de facto non riconosciuto a livello internazionale (a parte da Abcasia/Abkhazia e da Ossezia del Sud), nemmeno dall’Italia. Al momento è un conflitto “congelato”, con soluzione in mano ad un negoziato tra la stessa Transnistria, Repubblica Moldova, Ucraina, Romania, Stati Uniti d’America, Unione Europea e Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa). La Transnistria, in ogni caso, non costituisce un ostacolo od un problema ai rapporti di libero scambio accennati»
Di recente, sull’onda degli scombussolamenti in Ucraina, in Transnistria (o meglio, Repubblica Moldava di Pridnestrov'e) si sono verificati un rafforzamento della presenza militare russa e, il 18 marzo 2014, la richiesta d’adesione alla Russia dopo l’annessione unilaterale della Crimea ormai ex ucraina.
Il tempo incalza ed altre domande rimangono in… punta di penna mentre l’ambasciatore saluta per un impegno successivo. Domande curiose sugli italiani presenti in Moldova alcuni (se non molti) dei quali, si dice, hanno qualche conto in sospeso con la giustizia in patria. Così come la massiccia immigrazione moldava nel Belpaese (agevolata tra non molto dalla soppressione, nel “silenzio dei… deficienti”, dell’obbligatorio visto d’ingresso per l’Area Schengen, con conseguente “porta spalancata” ad Est dopo l’enorme falla a Sud con i continui sbarchi dal Nord Africa) non è tutta rose e fiori. Anzi, una minoranza soprattutto dell’”esercito” delle “badanti-bene” viene tacciata da taluni (magari vittime del particolare, femmineo fascino d’occasione… rapace) come “badanti-escort”. Con buona pace dei sostenitori “da salotto politically correct” dell’immigrazione comunque (meglio se selvaggia), considerata una “risorsa per l’Italia” (sic).

foto:ambchisinau.esteri.it                
    

 

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