Pd, è mezza scissione. |
Notizie - Politica |
Domenica 13 Aprile 2014 13:03 |
A 74 anni e dopo cinque mandati parlamentare, Bonaiuti non ne vuole sapere di farsi da parte da portavoce. Reazione umana, ma anche ennesima dimostrazione che la gratitudine è davvero merce rara. Intanto, però, pochi giornali parlano dei democratici, al cui interno è in atto una vera e propria guerriglia. Alessandro Sallusti - ilgiornale.it Ieri mattina ho aperto i giornali e mi è venuto un colpo. Titoloni del tipo: «Forza Italia nel caos, fughe e separazioni».
Partiamo dalle separazioni. Il plurale è depistante perché l'ipotesi, dico ipotesi, è che un senatore possa lasciare il partito per accasarsi con Alfano. Si tratta di Paolo Bonaiuti, per tutti noi Paolino, un ex collega che nel 1996 lasciò la professione per fare il portavoce di Silvio Berlusconi. Paolino è una persona fantastica: perbene, mite, moderato, per quasi vent'anni ha sopportato con pazienza, e direi eroismo, le bizzarrie del capo e pure le nostre di colleghi. Mai una sbavatura, mai un colpo di ira, sempre lì a ricucire, se necessario a negare anche l'evidenza. Un mito, di più, un santo. Ora, a 74 anni e dopo cinque mandati parlamentare, non ne vuole sapere di farsi da parte da portavoce. Reazione umana, ma anche ennesima dimostrazione che la gratitudine è davvero merce rara. E veniamo alla fuga. Io pensavo a pezzi di partito in uscita, invece no. Il fuggitivo è Marcello Dell'Utri, che non sta scappando da Forza Italia o da Berlusconi ma da una giustizia folle che lo sta per condannare per concorso esterno alla mafia, un reato neppure previsto dal nostro codice penale (vuole dire che forse sei mafioso, ma non tanto). In realtà Dell'Utri, che Forza Italia l'ha fondata ma mai frequentata (oggi non è neppure parlamentare) probabilmente non era neppure in fuga. Lo hanno rintracciato ieri in un hotel di Beirut, esattamente dove aveva detto di trovarsi ad amici e parenti, non sotto falso nome e mascherato con finti baffi e parrucca, ma registrato a norma di legge. L'annuncio trionfale della «cattura» del pericoloso e imprendibile criminale è stato dato con parole solenni e soddisfatte dal ministro degli Interni Alfano, uno che per vent'anni e fino a pochi mesi fa al cospetto di Dell'Utri si metteva sull'attenti, batteva i tacchi e giustamente sibilava: «Comandi!». Ladro di Paolino e voltagabbana con l'amico e maestro Dell'Utri: povero Alfano, e poveri i giornaloni che cadono in trappole simili. E che ovviamente tacciono sul fatto che se c'è un partito davvero a pezzi e sull'orlo dell'implosione, questo è il Pd di Renzi.
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