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EuroLeague - Langford out, proprio quello che non ci voleva. PDF Stampa E-mail
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Notizie - Sport
Mercoledì 19 Marzo 2014 15:24

Il bomber dell'Olimpia si è operato e resterà fuori almeno un mese, nel periodo cruciale per le sorti europee dell'EA7. In questa stagione è elemento fondamentale per la squadra di Banchi: all'interno di un contesto molto funzionale, ha finalmente trovato la sua perfetta dimensione diventando a tutti gli effetti una superstar a livello europeo. L'analisi del mercoledì di Basket Week
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Scritto da Daniele Fantini (twitter: @d_fantini) | Eurosport –

Primo in punti realizzati nelle Top16 (185), in falli subiti (63), primo in tiri liberi tentati (61), primo in tiri liberi realizzati (46), secondo in canestri segnati (60, tre in meno di Carlos Arroyo), secondo per valutazione (19.4 a partita, un misero 0.4 in meno rispetto a Sergio Rodriguez): si dice che i numeri non indichino sempre tutto di un giocatore, ma, questa volta, parrebbero essere piuttosto esplicativi. In questo momento della carriera, se Keith Langford non è la guardia più forte dell’Eurolega, beh, poco ci manca. Figuriamoci, invece, del nostro campionato, dove ha comunque un osso molto duro da rodere in Drake Diener, che ha allungato proprio su di lui in testa alla classifica cannonieri grazie alla pazzesca prova da 44 punti della scorsa domenica contro Venezia.

Ma se il Drago del Banco è il simbolo del costante miglioramento di un giocatore che lavora sui fondamentali in maniera maniacale, la consacrazione di Langford – tra l’altro attesa dai tifosi biancorossi da molto tempo – è l’epitome della maturità raggiunta da un giocatore di enorme talento finalmente inserito all’interno di un contesto che ha ritagliato attorno a ogni giocatore un ruolo ben preciso. Il suo? Beh, quello che sa fare meglio. Canestro. E quando questo gli riesce, perché può farlo senza pressione e circondato da un supporting-cast in grado di coprire le sue lacune, allora Langford può trasformarsi, e diventare, oltre che un’arma totale e letale in attacco, un giocatore a tutto tondo, capace di dire la sua anche in fase difensiva, a rimbalzo e nella costruzione del gioco. Il Langford dello scorso anno è agli antipodi rispetto a quello di questa stagione: il primo era un giocatore forte che giocava benino (o anche così-così) in una squadra che, di per sé, giocava invece una pallacanestro rugginosa (per non dire brutta), il secondo è semplicemente una superstar. Punto.

In campionato è passato da 14.8 a 18.5 punti di media a partita (il che significa un incremento del fatturato pari al 25%) ma i dati che più meravigliano sono quelli legati alla sua efficacia offensiva in generale: Langford si prende 2 conclusioni in più a gara (da 9.8 a 12.0) ma ha aumentato del 5.1% la sua percentuale da due (dal 53.8 al 58.9%) e del 3.7% quella dall’arco (passando dal 43.4 al 47.1%), con un balzo significativo nel suo OER (punti per possesso), passato dallo 0.994 all’1.142. I dati di rimbalzi (da 3.1 a 3.2, +0.1), palle recuperate (da 1.0 a 0.7, -0.3) e assist (da 1.9 a 2.1, +0.2) sono rimasti sostanzialmente invariati, ma l’impressione generale è, invece, quella di un giocatore che difende, va a rimbalzo e passa il pallone molto di più: atteggiamento diverso? Meno egoista e molto più propositivo? Giocatore perfettamente calato nella sua parte all’interno di un contesto funzionale? Eccome, eccome. Nelle Top16 la produzione offensiva rimane la stessa (18.5), ma con percentuali ovviamente inferiori (cambiano gli avversari, cambiano le difese…) anche se per questo non brutte (51.3% da due e 42.2% da tre, con un miglioramento rispettivamente del 4.9% e dell’8.9% rispetto a quelle della regular-season): Langford è andato in doppia cifra in ogni partita, con gli exploit da 29 piazzati contro l’Olympiacos e l’Unicaja Malaga.

Quest’anno, Milano è scesa in campo senza Langford soltanto in due occasioni, sempre in campionato: contro Venezia e contro Roma. L’Olimpia ha vinto entrambe le partite, sebbene in modo differente (in rimonta dopo un primo quarto soporifero contro la Reyer e domando invece il tentativo di recupero dell’Acea, sprofondata anche fino al -23), ma la mancanza di un giocatore così importante, bene o male, si è sentita: l’EA7 ha sicuramente gli uomini che possono fare il cosiddetto step-up per rimpiazzare momentaneamente la perdita del top-scorer (lo hanno fatto Gentile e Hackett contro Venezia, Melli contro Roma, con una bella spruzzata di Bruno Cerella in entrambe le occasioni, perché questa Armani non gioca soltanto di fioretto, anzi), e il calendario relativamente amico del prossimo mese (Montegranaro, Pesaro, Cantù – ma in casa – e Cremona) aiuta. Ma in Eurolega...

Con 4 gare ancora da giocare, e un Langford che potrebbe rientrare nella migliore delle ipotesi nell’ultima contro Malaga, all’Olimpia potrebbe verosimilmente bastare una sola vittoria per centrare la qualificazione ai playoff, ma arrivarci come terza o quarta implicherebbe virtualmente l’incrocio con una tra Cska Mosca o Real Madrid – tra l’altro già affrontato in regular-season, e unica squadra in grado di battere Milano al Forum in questa stagione. La difesa del secondo posto, dunque, è fondamentale, per pescare – probabilmente – il Maccabi Tel Aviv (forte ma più abbordabile), oppure – molto ma molto più difficilmente - il Bayern Monaco (o addirittura il Galatasaray) nel caso di un crollo difficilmente pronosticabile degli israeliani. Con un calendario che presenta ancora le sfide con il Fenerbahçe (a Istanbul) e l’imbattuto Barcellona (in casa), le partite-chiave saranno quella di venerdì contro l’Anadolu Efes (dove potrebbe arrivare anche la matematica qualificazione con una vittoria congiunta a risultati favorevoli dagli altri campi) e l’ultima contro Malaga, che potrebbe presentarsi col coltello tra i denti perché ancora in corsa oppure più allegra perché già eliminata. Reduce da 5 sconfitte consecutive, l’Efes è ormai virtualmente out, ancora appeso a una ridicola speranza soltanto grazie al successo su Vitoria (con cui condivide il fondo-classifica) e a quella pazzesca tripla sulla sirena realizzata da Planinic nella gara d’andata contro l’Olimpia. L’Efes di oggi è tutto tranne che una squadra: anche senza Langford, è lecito provarci.
 

Ultimo aggiornamento Mercoledì 19 Marzo 2014 15:38
 

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